Dalla moda alla guerra, la vita di Lee Miller in un podcast del Mattei

Dalla moda alla guerra, la vita di Lee Miller in un podcast del Mattei

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Dalla moda alla guerra, la vita di Lee Miller in un podcast del Mattei

La densa e irrequieta vita della fotografa, modella e artista Lee Miller raccontata in un podcast di tre puntate realizzato da studentesse e studenti dell’Istituto. È il risultato di “Tutta la scuola ne parla“, il laboratorio di podcasting realizzato dai docenti Laura Salamone e Giovanni Nubile insieme ad Alessandro Canella, direttore di Radio Città Fujiko (link del progetto)

Il laboratorio “Tutta la scuola ne parla” si è svolto tra marzo ed aprile ed ha coinvolto su base volontaria studentesse e studenti della scuola. Dopo una breve alfabetizzazione al podcast e alle sue caratteristiche, il laboratorio è proseguito con il metodo del learning by doing, un approccio all’apprendimento di tipo pratico.
Scelta la forma del “podcast narrativo” e individuato l’argomento, i partecipanti hanno curato tutte le fasi della realizzazione, dalla scrittura dei testi alla selezione delle musiche, fino allo speakeraggio.

Il risultato è un podcast in tre episodi della durata di una decina di minuti ciascuno che raccontano la vita di Lee Miller, celebre fotografa, modella e artista del Novecento, individuata come simbolo dell’emancipazione femminile. Alcune sue fotografie sono attualmente allestite a Palazzo Grassi a Venezia all’interno della mostra Chronorama. Tesori fotografici del 20° secolo.
Nello storytelling del podcast emerge la biografia di Miller, con particolare attenzione agli snodi salienti della sua vita, alla vivacità e irrequietezza del personaggio, al coraggio di cambiare più volte strada è alla capacità di affermarsi in un mondo che alle donne attribuiva ruoli secondari.

Dal posare per riviste di moda come Vogue e Vanity Fair, Lee Miller è passata dall’altra parte dell’obiettivo fotografico, dando al suo lavoro un’impronta sia artistica che sociale.
È grazie alla sua determinazione, infatti, che le sue foto sono diventate una testimonianza fondamentale dell’orrore nazista dei campi di sterminio e della guerra, vedendola protagonista del racconto in un campo che, fino ad allora, pareva precluso alle donne.